Marcello Provenzale (1576-1639)
Presto ritenuto "l'inventore di una tecnica più perfetta in quest'arte e riceve commissioni da principi e signori romani"
Ultimo aggiornamento: 30 settembre 2025, 13:11
Nato a Cento nel 1576 da illustre famiglia, Marcello Provenzale è considerato il più grande mosaicista del primo Seicento. Assai celebre ai suoi tempi, fu ammirato per la sua raffinatissima tecnica musiva, nella quale manifestò una straordinaria sensibilità artistica e precisione esecutiva.
Si sentì precocemente attratto dall'arte: valorizzatosi delle proprie aspirazioni artistiche ed umane frequentando vari pittori della sua città natale, arrivò presto ad un equilibrio ed un'espressione personale. Portatosi a Roma nel 1599, su invito del concittadino e maestro Paolo Rossetti, mutò il corso della sua attività artistica indirizzandosi verso il mosaico, forse trovando in esso il mezzo ideale per esprimere il suo interesse per il disegno preciso ed il colore.
Nella città eterna, dove all’inizio del Seicento l’arte del mosaico stava vivendo un momento di rilancio per la sua funzione decorativa e simbolica, Provenzale ebbe modo di distinguersi per la perfezione della sua tecnica e la sua toccante espressività.
Nel vivace ambiente culturale della Roma barocca si guadagnò presto stima e favori, ricevendo numerose commissioni da ecclesiastici, principi e signori romani, primi fra tutti il Papa Paolo V Borghese ed il nipote Cardinale Scipione, di cui divenne figura di fiducia, mantenendo nel contempo rapporti stretti con artisti ed intellettuali dell’epoca, tra cui il Guercino.
Al momento del suo arrivo, San Pietro era un centro frenetico e nevralgico di lavori di rinnovamento. Provenzale, per alcuni decenni, fu coinvolto nella decorazione di vari parti della Basilica, come la cupola e la navata centrale, la Cappella Clementina e la Cupola di Michelangelo, realizzando mosaici di altissimo profilo e di rara bellezza ed interpretando con un proprio linguaggio artistico i cartoni del Muziano, del Pomarancio e del Cavalier d'Arpino.
Oltre che nella realizzazione di opere monumentali, la sua mirabile maestria trovò espressioni di eccellenza assoluta nella produzione di piccoli ritratti e di stupefacenti micro-mosaici su cavalletto, composti con miriadi di minutissime tessere polimateriche in grado di riprodurre sfumature ed effetti luministici, volumetrici e cromatici che normalmente si attribuivano solo alla pittura ad olio. Ne sono testimonianza i quattro prodigiosi mosaici minuti realizzati da Marcello dal 1600 al 1621 per la famiglia Borghese, autentici capolavori pulsanti di vita e di espressività.
Profondo conoscitore dell’arte dei classici, Provenzale si cimentò con accurata perizia anche nel restauro di opere antiche, tra cui la rinomata Navicella di Giotto, ora nell’atrio della basilica petrina.
Nel 1606, nel corso di uno dei suoi periodici ritorni alla madrepatria, si volse alla passione degli esordi, dipingendo una pala d’altare raffigurante la Trasfigurazione, custodita ancora nella Collegiata di San Biagio di Cento, e una suggestiva Orazione di Gesù nell’orto, ora nella Civica Pinacoteca, che influenzò il giovane Guercino.
Morì a Roma nel 1639, lasciando ammirevoli testimonianze in un’arte, quella musiva, che avrebbe avuto ampia fortuna nei due secoli successivi, per la quale costituì una solida base e un punto di riferimento imprescindibile.