Nato a Cento il 24 settembre 1887, ha una sua inconfondibile personalità. Dopo i primi studi nella sua città natale sotto il Mallarini, completa la sua educazione artistica all'Accademia di Brera, allievo del Tallone. Compie viaggi di studio e di lavoro nell'America Meridionale (numerose sue tracce si trovano a Buenos Aires). Ritorna poi a Milano, ove soggiorna fino alla morte.
Il movimento futurista costituisce la piattaforma dalla quale egli prende ispirazione all'inizio della sua carriera; abbandona però presto questo movimento d'avanguardia, perchè "la sua pittura asciutta ed espressiva, ricca di sfumature a volte malinconiche e satiriche, ha una costante componente illustrativa che manca al futurismo" (Enciclopedia Universale Seda).
Questo suo nuovo indirizzo, in opposizione alle tendenze futuriste, risponde ad un'esigenza di valori intrinseci, la quale rimane poi tipica di tutta la sua pittura successiva: sente la tradizione, a cui è sentimentalmente legato. Fa di un pensiero di Braque la sua regola: "
Il progresso in arte non consiste nell'allargarne i confini, ma nel conoscerli meglio".
Molto stimato nell'ambiente intellettuale milanese e la critica ufficiale non manca di apprezzare i suoi lavori; viene premiato, nel 1910, all'Esposizione Internazionale di Bruxelles, partecipa con successo a varie autorevoli esposizioni, specialmente a Milano e a Ferrara.
Una grandiosa mostra personale sta preparando con serio impegno nel 1918, quando lo coglie una morte immatura il 30 dicembre; la mostra viene ugualmente allestita l'anno dopo e sono raggiunti momenti toccanti di straordinaria efficacia.
Abile ritrattista e sensibile interprete del paesaggio, Bonzagni trova, nella semplificazione stilistica, efficace espressione del suo ricco mondo poetico. I suoi documenti migliori rimangono tuttavia scene di vita e del costume del suo tempo, rispecchianti i più svariati aspetti della miseria sociale. Si occupa anche di cartelloni pubblicitari e lavora pure come illustratore di libri.
Dal 18 gennaio al 23 febbraio 1974 il Direttore della Galleria Civica d'Arte Moderna di Ferrara allestì una grande mostra antologica di Bonzagni, nel Palazzo dei Diamanti: era presente un repertorio specialistico di caricature, eccellenti e spiritose, che avevano già reso il grande centese così gradito ai Milanesi; infatti tante mamme del capoluogo lombardo erano solite dire ai loro figlioli, per tenerli quieti: "Se state buoni, domenica, vi porto in via Manzoni a vedere i disegni di Bonzagni".
Effettivamente il Bonzagni era un prestigioso caricaturista d'epoca; il "Resto del Carlino" (19-1-1974) lo poneva giustamente: "fra i novatori dell'arte italiana del secondo decennio di questo secolo" e il noto critico Giorgio Ruggeri, in un interessante articolo in terza pagina (sempre de "Il Resto del Carlino" del 28-1-1974) cita vari di coloro che hanno scritto su Bonzagni (Giolli, Ojetti, Longhi, Russoli, Ragghianti, Valsecchi e altri) e riporta un profilo, direi completo, del grande Centese, lasciatoci da Carlo Carrà, grande amico, con Boccioni, di Aroldo ; dice dunque Carrà: "Cuore caldo e anima appassionata, per la vivacità del carattere suscitava in tutti l'ammirazione. Dirò meglio: Aroldo Bonzagni era di una esemplare rettitudine artistica e di un'assoluta sincerità. Non chiese e non pretese mai nulla: visse povero, come povero ora nato. Era, insomma, una coscienza altamente morale, e se fosse vissuto avrebbe certamente raggiunto una ben più vasta
fama nazionale e internazionale, poiché egli era una autentica personalità in pieno sviluppo".
Si ringrazia il Prof. Guido Vancini che ha cortesemente fornito la documentazione utilizzata.
Alcune delle sue opere: