Enrico Ghetti ha vinto il concorso ‘Dalla Bottega dei Gennari alla Bottega del Guercino’
Sono stati presentati martedì 20 novembre, in sala Zarri, gli interessanti esiti dello studio con cui Enrico Ghetti ha vinto il concorso ‘Dalla Bottega dei Gennari alla Bottega del Guercino’, bandito dal Centro Studi Internazionale ‘Il Guercino’. Il 38enne modenese ha primeggiato con il saggio ‘Nuove considerazioni sul alcune dipinti raffiguranti Sant’Antonio da Padova’, valutato come una «ricerca sicuramente di alto livello scientifico sia nel metodo che nella sostanza».
«È stata indicata una tematica volta ad approfondire il contesto in cui si formò il Guercino e ricostruire la storia delle due botteghe e della fortuna del nostro maestro – ha introdotto Salvatore Amelio, presidente del Centro Studi -. Obiettivo dei concorsi, oltre a promuovere il patrimonio culturale, coinvolgere i giovani».
Lo studioso ha analizzato una serie di opere di Guercino e del Gennari di soggetto francescano e in particolare quelle raffiguranti sant’Antonio da Padova. «L’ispirazione è partita dalla consultazione della banca dati dei dipinti della Diocesi di Bergamo, dove si evidenziava una anomala concentrazione di copie guercinesche – ha chiosato Ghetti -. Di qui gli approfondimenti che hanno portato a riconoscere un originale sant’Antonio da Padova col Bambino del 1657. Dalle verifiche sul Libro dei Conti, in cui compaiono 6 dipinti del Guercino dedicati al santo, è emerso come l’opera sia stata commissionata dal mercante Giovanni Donato Correggio per il parente, bergamasco, Giovanni Antonio».
L’acuto spirito di osservazione gli ha poi permesso di identificare e idealmente ricomporre in un unico dipinto due opere, un sant’Antonio da Padova di Greenville e una Madonna con Bambino della collezione Cavallini Sgarbi: i due pezzi sarebbero parte di un’unica pala d’altare alta 2,60 metri e larga 1,70, commissionata da Pier Luigi Pecana nel 1658.
Enrico Ghetti non è nuovo peraltro alle scoperte, avendo identificato come una Madonna della Neve il dipinto di Detroit che si credeva l’Assunta, che Massimo Pulini ha invece riconosciuto in una pala della chiesa di San Francesco ad Aversa.